La vecchia Fornace di Prato Buscante


Data 27-08-2018
Categoria Cultura
Fonte Enrico Baroncelli (www.redbaron.info)

Molto apprezzata dal numeroso pubblico che ha visitato la 53^ Sagra di Prato Buscante l`apertura sostanzialmente per la prima volta ( dopo una breve inaugurazione ufficiale avvenuta qualche mese fa) del nuovo Museo della Fornace, adiacente alla Sagra e alla Comunità Montana.
La vecchia Fornace ha una storia molto lunga: già in un documento dell`anno 975 vengono ricordate le diverse attività che venivano esercitate nella corte regia di Buscante, donata dall`allora Conte di Lecco Attone di Guberto a Uberto di Calco, in cui c`era un "Castrum" ( un Castello, cioe` la Rocca di Bajedo) , una cappella ( la Chiesa di S.Andrea al Cimitero di Pasturo) , Mulini e poderi vari.
Alla fine del 18" Secolo erano presenti un maglio per la lavorazione del ferro (fotografato ancora negli anni `60 nel fondamentale libro di Armando Frumento sulle imprese siderurgiche lombarde), e appunto una fornace in pietra a tre bocche per laterizi ricostruita nel 1836, ampliata nel 1862 e sostituita nel 1890 con altra a fuoco continuo.
L`argilla che le era necessaria veniva trasportata da una cava vicina, sul Pioverna verso il Ponte dei Riva dove il terreno si rialza verso Barzio, tramite dei secchielli appesi al filo di una rudimentale teleferica appoggiata a pali di legno.
All`inizio dell`Ottocento la proprietà era della nota famiglia serica di Valmadrera dei Gavazzi (la più grande tessitura della provincia Lecchese), data in affitto e poi acquistata dalla famiglia Merlo, che ampliò la fornace nel 1886.
C`é da dire che i mattoni erano considerati un bene quasi di lusso: la maggior parte delle case valsassinesi, soprattutto quelle popolari, fino a metà del secolo scorso erano costruite in sasso (che garantisce piu` frescura durante l`estate, e un buon isolamento durante l`inverno, ma sono meno stabili in caso di terremoti), mentre i mattoni erano utilizzati per case più importanti, come la Villa Migliavacca oggi sede del Comune di Introbio . Molti naturalmente erano trasportati tramite la vicina strada a Lecco o in Brianza.
La fornace comunque rimase attiva fino alla fine della II Guerra Mondiale, per poi cessare definitivamente ogni attività nel 1950.
Dopo mezzo secolo di abbandono è stata acquistata dalla Comunità Montana valsassinese, che ne ha curato la ristrutturazione a fini museali, lasciando la struttura centrale della fornace in parte come era, e costruendole attorno una struttura in vetro, ferro e cemento per poterla riutilizzare.
Il progetto era quello di istituire una Associazione che promuovesse la Cultura e la conoscenza della Valsassina, ma come ci hanno detto i giovani che dall`Universita` Bicocca o dal Parco delle Grigne hanno collaborato per tenere aperta in questi giorni la Fornace al pubblico, questa non è stata ancora istituita.
Il successo e l’interesse che però il nuovo Museo ha suscitato speriamo sia un incentivo per ulteriori iniziative, a carattere continuo e non solo sporadicamente.

Enrico Baroncelli






La Valsassina (C) - info@lavalsassina.com - Privacy Policy Cookie Policy